Qualcuno ha sentito parlare della riforma che la settimana scorsa ha abrogato la legge che prevedeva i reati alimentari? Dubito. La fattispecie è andata in scena nella penombra, con buona pace della tutela della qualità del cibo, dei consumatori e del concetto di made in Italy.
I reati che punivano la vendita di prodotti alimentari fabbricati con sostanze di qualità inferiore, in cattivo stato di conservazione, alterati, adulterati o comunque nocivi per la salute, contenenti additivi e coloranti vietati, invasi da parassiti o contenenti fitofarmaci vietati, sono stati aboliti. In considerazione del fatto che questi reati costituivano la maggior parte dei reati alimentari, possiamo comprendere l’incidenza dell’abrogazione della Legge 283/1962 con Decreto Legislativo n. 27 del 2021. Esiste una grande filiera di processi che regolano l’igiene per la produzione, distribuzione e somministrazione degli alimenti, ma con nessuna sanzione applicabile.
Le conseguenze da temere sono innumerevoli, la più importante è l’impatto sulla salubrità degli alimenti. Come si potrà verificare chi porta avanti una filiera sana e chi invece se ne infischierà?
Questione altrettanto seria è quella legata al Made in Italy, perchè oltre al prodotto, questo concetto è legato alla grande attenzione nel controllo della sua salubrità. In poche parole si smetterà di prevenire tutti quei problemi che fino a questo momento erano stati evitati in materia di controllo degli alimenti. A pagarne il prezzo saranno, come al solito, per primi i consumatori. In questo caso però neanche le aziende avranno molto da esultare, perchè chi si era fin qui sbattuto per certificare l’eccellenza di un prodotto ora rischia di essere considerato esattamente al pari degli altri.