Cambia la policy Meta: fine del Fact checking su Facebook e Instagram?

8 Gennaio 2025 | Consumatori, Curiosità, Mondo digitale, Mondo digitale, Non solo consumatori, Privacy e Cybersicurezza

Meta, la compagnia dietro a giganti dei social media come Facebook e Instagram, nell’ambito di una serie di riforme annunciate recentemente, ha deciso di abolire il suo programma di fact checking avviato nel 2016. Questa decisione, che segna un netto distacco dalle policy praticate precedentemente, solleva preoccupazioni significative per i consumatori riguardo alla diffusione di informazioni false e la sicurezza online. Una mossa che sembra allinearsi a una retorica simile a quella adottata dal nuovo Presidente Usa eletto Donald Trump. Mark Zuckerberg, CEO di Meta, ha parlato di una nuova politica che privilegia la “libertà di espressione”. Questo cambio di rotta interviene dopo anni di collaborazione con fact checker indipendenti e organizzazioni giornalistiche che aiutavano a verificare i contenuti e limitare la disinformazione sulle piattaforme social.

Le nuove regole

Le nuove regole vedranno l’implementazione di strumenti simili alle “Community Notes” utilizzate su X, dove gli utenti possono aggiungere contesto o correggere informazioni, senza però la supervisione diretta di moderatori terzi. Meta sostiene che questo sistema permetterà di ridurre gli errori di moderazione e di censura. Esperti e attivisti per i diritti digitali sono già sul piede di guerra e hanno espresso diverse preoccupazioni riguardo l’efficacia di questi metodi nel contenere la disinformazione.

La decisione di Meta di ridurre la supervisione “indipendente” sulla veridicità dei contenuti può avere impatti pericolosi sui consumatori. Ad esempio, le informazioni errate riguardo la salute pubblica, come quelle relative a vaccini o trattamenti medici, potrebbero diffondersi più facilmente, influenzando negativamente le decisioni sanitarie individuali. Anche nel contesto delle elezioni, la mancanza di un controllo efficace potrebbe permettere la circolazione di teorie del complotto o notizie palesemente false che puntano a manipolare l’opinione pubblica o distorcere il processo democratico. Questa politica rischia di rendere gli utenti più vulnerabili a truffe e manipolazioni, dato che contenuti ingannevoli su investimenti finanziari o opportunità di lavoro possono essere presentati come legittimi senza un adeguato controllo. Tutti questi scenari sottolineano la necessità per i consumatori di verificare sempre le fonti e cercando conferme attraverso canali più affidabili e trasparenti.