Perché non riusciamo a dire no al dolcetto dopo i pasti?

27 Febbraio 2025 | Alimentazione, Consumatori, Curiosità, Non solo consumatori, Salute, Sanità e Salute

Ti sei mai chiesto perché, nonostante tu sia sazio, il desiderio di un dolcetto a fine pasto rimane irresistibile? La risposta non è nello stomaco, ma nel cervello. Un recente studio pubblicato su Science, condotto dal Max Planck Institute per la Biologia dell’Invecchiamento di Colonia e riportato dall’agenzia Ansa, ha individuato un meccanismo cerebrale che spiega questa tentazione.

Secondo i ricercatori, il nostro cervello possiede un “secondo stomaco”, un sistema neuronale situato nell’ipotalamo che ha un doppio ruolo: da un lato segnala la sazietà, ma dall’altro stimola il desiderio di dolci. Questo gruppo di neuroni, infatti, non si limita a spegnere la fame, ma reagisce in maniera diversa quando entra in contatto con lo zucchero, inducendo una sensazione di piacere e gratificazione. Secondo il responsabile dello studio, questo comportamento ha una spiegazione evolutiva. In natura, gli zuccheri sono una fonte di energia immediata ma rara. Per questo motivo, il nostro cervello si è evoluto per stimolare il consumo di zuccheri ogni volta che questi sono disponibili, indipendentemente dalla sazietà.

Gli esperimenti condotti sui topi hanno dimostrato che, quando questi animali consumano zuccheri pur essendo sazi, il loro cervello rilascia endorfine, le stesse sostanze chimiche prodotte durante l’attività fisica o in situazioni di piacere. Lo stesso fenomeno è stato osservato negli esseri umani attraverso scansioni cerebrali effettuate su volontari intenti a bere soluzioni zuccherine: si è attivata la medesima area cerebrale coinvolta nel circuito della ricompensa.
Questa scoperta potrebbe aprire nuove strade nella lotta all’obesità. Secondo gli autori dello studio, un approccio efficace potrebbe non limitarsi all’uso di farmaci soppressori dell’appetito, ma includere anche sostanze capaci di modulare i recettori responsabili della risposta agli zuccheri. La prossima volta che senti l’irresistibile richiamo di un dessert, sappi che non è solo una questione di gola, ma di cervello, frutto di millenni di evoluzione.

Fonte: Ansa

Foto di Igor Ovsyannykov