Il paracetamolo è uno dei farmaci antidolorifici più utilizzati, anche dalle donne in gravidanza e soprattutto per l’assenza di effetti collaterali significativi. Un recente studio dell’Università di Washington, pubblicato sulla rivista Nature Mental Health, ha sollevato nuovi dubbi sul suo possibile legame con lo sviluppo del Disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) nei bambini.
I ricercatori hanno analizzato i campioni di sangue prelevati nel secondo trimestre di gravidanza da 307 donne che non assumevano farmaci per patologie croniche né presentavano complicazioni conosciute. Il loro obiettivo era individuare marcatori di paracetamolo nel sangue materno. Dopo la nascita, lo studio ha seguito i bambini fino all’età di 8-10 anni, monitorandone lo sviluppo neurologico. I risultati hanno mostrato che i bambini le cui madri presentavano tracce di paracetamolo nel sangue avevano una probabilità tre volte maggiore di ricevere una diagnosi di ADHD rispetto ai bambini le cui madri non ne avevano assunto. Questo dato rimaneva significativo anche tenendo conto di fattori come l’età della madre, il peso corporeo prima della gravidanza, il livello socioeconomico e le condizioni di salute mentale della famiglia.
Risultati contrastanti
L’ipotesi che il paracetamolo possa avere un effetto sullo sviluppo neurologico fetale non è nuova. Studi condotti finora hanno dato risultati contrastanti. Nel 2019, una ricerca su 4.700 bambini e le loro madri aveva trovato un collegamento tra l’uso del paracetamolo in gravidanza e un aumento del 20% del rischio di ADHD. Tuttavia, un’analisi del 2024 su quasi 2,5 milioni di bambini non ha riscontrato alcuna associazione tra il farmaco e disturbi neurologici. Secondo gli esperti, servono ulteriori studi per chiarire se il paracetamolo sia effettivamente un fattore di rischio per l’ADHD o se altri elementi, come predisposizioni genetiche o ambientali, possano spiegare questa associazione.
Cosa vuol dire per le donne in gravidanza?
Nonostante questi risultati contrastantic, il paracetamolo rimane uno dei pochi antidolorifici considerati sicuri in gravidanza, specialmente rispetto ad altri farmaci come l’ibuprofene, che può essere dannoso nel terzo trimestre in poi. Gli specialisti sottolineano che l’automedicazione e l’autodiagnosi in gravidanza va evitata e che è sempre meglio chiedere consiglio al proprio medico prima di assumere qualsiasi farmaco, anche se considerato sicuro. Per ora la raccomandazione rimane quella di usare il paracetamolo solo quando strettamente necessario e sotto supervisione medica.
Per maggiori informazioni, clicca qui