Roma, 5/3/2025 – Le persone più felici? Sono tra i meno giovani, fascia di età oltre i 54 anni. I meno felici? Tra le persone di mezza età, dove le pressioni della vita familiare e lavorativa si fanno sentire. Ecco uno dei risultati del sondaggio realizzato dall’Istituto Piepoli per Udicon (Unione per la Difesa dei Consumatori), che ha ideato un nuovo strumento che va oltre i tradizionali parametri economici per misurare il benessere della popolazione. Attraverso un’indagine realizzata a febbraio 2025 attraverso 500 interviste ad un campione rappresentativo della popolazione italiana dai 18 anni in su, è stato creato il primo indice della felicità. L’indicatore è stato costruito attraverso una domanda diretta, chiedendo agli intervistati di valutare la propria felicità su una scala da 1 a 10. I punteggi sono stati poi trasformati in una scala da 0 a 100 per facilitarne l’interpretazione. L’indice fornisce inoltre un quadro chiaro delle principali ragioni di felicità e infelicità della popolazione.
Ebbene, in base ai dati raccolti il 37% degli italiani si definisce molto felice (punteggio 8-10 su una scala da 1 a 10), mentre il 26% si dichiara infelice (punteggio 1-5). La maggior parte della popolazione si colloca in una fascia intermedia, con un livello di felicità «abbastanza alto». L’indagine evidenzia che i principali fattori di felicità sono: eventi positivi in famiglia (36%), miglioramento della salute propria o dei familiari (28%), soddisfazione affettiva (20%), stabilità lavorativa (13%), maggiore disponibilità economica (13%).
Al contrario, le principali cause di insoddisfazione sono: problemi di salute propri o familiari (36%), dfficoltà economiche (24%), eventi negativi in famiglia (22%), instabilità lavorativa o perdita del lavoro (13%), impatto di conflitti internazionali (14%). «È un modo di andare oltre i numeri su consumi e viaggi, per capire come stanno davvero le persone- spiega Martina Donini, presidente nazionale di Udicon- I dati ci dicono che la felicità degli italiani non dipende solo dai consumi, ma anche dalla percezione di stabilità e di fiducia nel futuro. Questo vuol dire che il benessere delle persone non si misura solo in termini di reddito e potere di acquisto, ma attraverso la qualità della vita nel suo complesso. Servizi accessibili, stabilità lavorativa, affetti e sicurezza sociale sono parametri fondamentali nella società di oggi. Strumenti come l’Indice di Felicità offrono una chiave di lettura più ampia, andando oltre le tradizionali metriche economiche e restituendo una fotografia più realistica delle condizioni di vita degli italiani».
È interessante vedere come si distribuiscono gli stati d’animo tra le fasce d’età: tra i 18-34enni, c’è la quota più alta (il 38%) di persone molto felici, e tra i motivi più forti di felicità c’è il miglioramento della vita affettiva, seguita dai successi nel percorso di studi, dagli eventi positivi in famiglia, dalle conquiste lavorative ed economiche. Presumibilmente, si tratta della fascia di età in cui si consolidano rapporti di coppia che portano ad una felicità familiare. Questa quota di super-felici si abbassa al 37% tra i 35-54enni e ancor di più tra gli over 54, dove scende al 32%. In questa fascia di età più alta pesano soprattutto i problemi di salute, propri o dei familiari. Quando si parla invece di una felicità «intermedia», cioè chi si definisce abbastanza felice, le cose cambiano: anche qui si collano il 38% dei giovani, ma aumenta la quota di 35-54enni che si sentono in questa condizione (36%) e anche quella degli over 54, che arriva addirittura al 48%: come se la felicità intermedia, una sorta di serenità faticosamente conquistata, fosse il frutto di consapevolezza e maturità. Poco felici si dichiarano invece il 24% dei ragazzi, il 27% delle persone di mezza età e il 20% degli over 54. Tra i giovani, l’infelicità deriva soprattutto dalle difficoltà economiche e dalla necessità di dover ridurre il proprio tenore di vita. Ma un certo livello di infelicità a tutte le età deriva anche dalla situazione internazionale: le guerre in corso, in Ucraina e Medio Oriente, destano preoccupazione. Non quanto ci si aspettava: «Sono due i motivi di stupore- sottolinea Livio Gigliuto, presidente dell’Istituto Piepoli – che la felicità sia elevata nonostante le complessità offerte dal contesto economico e internazionale e che i più felici siano anche i meno giovani».
Rassegna Udicon:
Corriere della Sera