L’importanza e la conoscenza dell’autismo – David Vagni, Direttore generale e scientifico di CuoreMenteLab Impresa Sociale s.r.l.

11 Aprile 2025 | Casa e Condominio, Consumatori, Curiosità, Non solo consumatori

1) Cos’è l’autismo e quali sono le principali caratteristiche dello spettro autistico?

L’autismo è una condizione del neurosviluppo che rappresenta una variante naturale della neurodiversità umana. In una prospettiva biopsicosociale, l’autismo emerge dall’interazione tra fattori biologici (genetici e neurobiologici), psicologici (differenze nella cognizione e nell’elaborazione delle informazioni) e sociali (come l’ambiente risponde a queste differenze).

Le caratteristiche principali includono:

  • Differenze nella comunicazione sociale: Le persone autistiche possono avere modi diversi di stabilire relazioni sociali, interpretare il linguaggio non verbale, e comprendere le norme sociali implicite.
  • Interessi ristretti e comportamenti ripetitivi: Spesso sviluppano interessi intensi e specifici, con una preferenza per la routine e la prevedibilità. Questi interessi non dovrebbero essere visti come limitanti, ma come potenziali punti di forza che possono portare a expertise approfondite.
  • Differenze sensoriali: La maggior parte delle persone autistiche elabora le informazioni sensoriali in modo diverso, con ipersensibilità o iposensibilità a stimoli come suoni, luci, texture o odori.
  • Differenze cognitive: Includono spesso un’attenzione ai dettagli, pensiero sistematico, e memoria eccezionale in aree specifiche, accompagnate da sfide nell’elaborazione olistica o nella flessibilità cognitiva.

È fondamentale comprendere che l’autismo si manifesta in modo eterogeneo – da qui il concetto di “spettro” – e che le stesse caratteristiche possono presentarsi come punti di forza o difficoltà a seconda del contesto. Esistono persone autistiche con disabilità intellettiva e persone autistiche con alto potenziale cognitivo, i profili sono diversissimi ma condividono la presenza di difficoltà socio-comunicative e comportamenti e interessi ristretti.

2) Quali sono i segnali precoci che un genitore o un insegnante dovrebbe osservare per una diagnosi tempestiva?

Una diagnosi tempestiva può facilitare l’accesso a supporti adeguati. Alcuni segnali precoci da osservare includono:

Nell’area sociale e comunicativa:

  • Ridotto contatto visivo o di tipo atipico (ad esempio, brevi sguardi periferici)
  • Risposta limitata quando chiamati per nome
  • Minore coinvolgimento nell’attenzione condivisa (non indicare oggetti di interesse o non seguire lo sguardo altrui)
  • Difficoltà nel comprendere espressioni facciali o tono di voce
  • Differenze nello sviluppo linguistico (ritardo, linguaggio peculiare, ecolalia, prosodia atipica)

Negli interessi e comportamenti:

  • Gioco ripetitivo o insolito con gli oggetti (allineare, impilare)
  • Interesse intenso verso dettagli specifici (parti di oggetti, pattern visivi)
  • Movimenti ripetitivi (dondolio, rotazione, movimenti delle mani)
  • Forte preferenza per routine e resistenza ai cambiamenti

Nell’area sensoriale:

  • Reazioni intense a suoni, luci, texture o odori specifici
  • Apparente insensibilità al dolore o alla temperatura
  • Ricerca o evitamento attivo di stimolazioni sensoriali

È importante notare che questi segnali possono manifestarsi in modo diverso nei bambini e nelle bambine. Nelle bambine, ad esempio, le caratteristiche autistiche possono essere meno evidenti o manifestarsi attraverso interessi sociali intensi ma atipici, maggiore tendenza al “camaleontismo sociale”, o interessi ristretti più socialmente accettabili.

La variabilità è significativa: non tutti i bambini mostrano tutti i segnali, e la presenza di alcuni comportamenti non significa necessariamente una diagnosi di autismo. Per questo è fondamentale una valutazione professionale multidisciplinare che consideri lo sviluppo globale del bambino.

3) Quali sono le principali sfide che una persona autistica può affrontare nella vita quotidiana e come possiamo supportarla al meglio?

Le persone autistiche affrontano sfide che derivano dall’interazione tra le loro caratteristiche neurobiologiche e ambienti spesso progettati per neurologie differenti. Tra queste:

Sovraccarico sensoriale: L’ipersensibilità può rendere ambienti comuni (scuole, uffici, centri commerciali) estremamente stressanti. Supportiamo creando spazi con illuminazione regolabile, zone a basso rumore, e opzioni per regolare l’input sensoriale.

Comunicazione sociale: La società pone aspettative implicite sulla comunicazione che possono risultare confuse o stressanti. Possiamo supportare adottando comunicazione chiara e diretta, rispettando tempi di elaborazione più lunghi, e valorizzando modalità comunicative diverse (inclusa la comunicazione non verbale o facilitata da tecnologia).

Flessibilità cognitiva: I cambiamenti imprevisti possono generare ansia significativa. Offrire preavvisi, supporti visivi, e routine prevedibili può fare una grande differenza.

Regolazione emotiva: Molte persone autistiche vivono emozioni intense e possono avere difficoltà a riconoscerle e gestirle. Possiamo aiutare insegnando strategie esplicite di autoregolazione e creando ambienti che prevengano il sovraccarico.

Barriere sociali: Spesso le maggiori difficoltà derivano da incomprensioni reciproche e aspettative neurotipiche. La vera inclusione richiede che anche l’ambiente si adatti, non solo la persona autistica.

Il supporto ottimale segue alcuni principi fondamentali:

  • Presume competenza e rispetta l’autonomia
  • Si concentra sulle forze e gli interessi, non solo sulle difficoltà
  • Fornisce accomodamenti ragionevoli negli ambienti di vita
  • Insegna strategie di autoconoscenza e autoregolazione
  • Crea opportunità di connessione con pari neurodiversi
  • Coinvolge attivamente la persona nelle decisioni sul proprio supporto

Ricordiamoci che il supporto non significa “correggere” l’autismo, ma creare condizioni in cui la persona possa esprimere il proprio potenziale.

4) Secondo la sua esperienza, esistono terapie o approcci educativi particolarmente efficaci per favorire lo sviluppo e l’integrazione delle persone autistiche?

Nella mia esperienza, gli approcci più efficaci condividono alcune caratteristiche fondamentali:

Individualizzazione: Non esiste un approccio universale. Le strategie devono essere personalizzate in base al profilo unico di punti di forza, interessi e sfide della persona.

Rispetto per la neurodiversità: Gli interventi più etici ed efficaci non mirano a “normalizzare” la persona autistica, ma a supportare il suo sviluppo ottimale mantenendo rispetto per la sua identità neurobiologica.

Coinvolgimento attivo: La persona autistica deve essere un partecipante attivo, non un destinatario passivo dell’intervento. Questo significa rispettare le sue preferenze e incorporare i suoi interessi.

Alcuni approcci specifici che hanno mostrato efficacia includono:

  • Modelli evolutivi-relazionali (ESDM): Questi modelli si concentrano sulla costruzione di relazioni significative e sullo sviluppo socioemotivo, seguendo gli interessi del bambino.
  • Strategie di comunicazione aumentativa alternativa: Supportano lo sviluppo comunicativo attraverso diversi canali, riconoscendo che la comunicazione va ben oltre il linguaggio verbale.
  • Interventi basati su interessi: Utilizzano le aree di forte motivazione come ponte per sviluppare competenze in altre aree.
  • Approcci cognitivi e metacognitivi: Particolarmente utili per l’età scolare e adulti con intelligenza nella norma, aiutano a sviluppare consapevolezza di sé, strategie di problem-solving e autoregolazione. La terapia più comune è quella cognitivo-comportamentale.
  • Adattamenti ambientali: Spesso trascurati ma cruciali, includono modifiche sensoriali agli ambienti, supporti visivi, e prevedibilità.

È fondamentale evitare approcci che utilizzano tecniche avversive, sopprimono comportamenti autistici innocui (come stimming), o forzano interazioni sociali indesiderate. La ricerca mostra che tali approcci possono causare danni psicologici a lungo termine.

Il coinvolgimento di adulti autistici come mentori e consulenti negli interventi sta emergendo come pratica particolarmente promettente, offrendo modelli positivi e comprensione dall’interno dell’esperienza autistica.

5) Per concludere, qual è l’errore più comune che la società commette nel rapportarsi all’autismo e cosa possiamo fare per migliorare la consapevolezza e l’inclusione?

L’errore più comune è considerare l’autismo esclusivamente come un deficit o una patologia da curare, piuttosto che come una diversità neurologica con propri punti di forza e sfide. Questo approccio deficitario porta a interventi focalizzati sul rendere le persone autistiche “indistinguibili” dai loro coetanei, anziché supportarle nello sviluppo del loro potenziale unico.

Per migliorare consapevolezza e inclusione possiamo:

Ascoltare le voci autistiche: Troppo spesso si parla dell’autismo senza coinvolgere le persone autistiche. Il movimento “Niente su di noi senza di noi” è essenziale: le persone autistiche devono essere al centro delle decisioni che le riguardano.

Adottare una visione equilibrata: Riconoscere sia le sfide reali che l’autismo può comportare, sia i punti di forza e le prospettive uniche che le persone autistiche apportano alla società.

Creare ambienti inclusivi: L’accessibilità per le persone autistiche beneficia tutti. Ambienti meno caotici, comunicazione chiara, e rispetto per le differenze individuali creano spazi in cui chiunque può prosperare.

Educare contro stereotipi e miti: Combattere rappresentazioni semplicistiche o dannose dell’autismo nei media e nella cultura popolare, promuovendo invece una comprensione sfumata e realistica.

Promuovere l’autodeterminazione: Sostenere sistemi che permettano alle persone autistiche di fare scelte significative sulla propria vita e ricevere il supporto necessario per realizzare i propri obiettivi.

Ripensare il concetto di successo: Una società veramente inclusiva riconosce diversi percorsi di vita e contributi, non solo quelli che seguono traiettorie convenzionali.

L’inclusione autentica non richiede che le persone autistiche cambino per adattarsi alla società, ma che la società si evolva per accogliere la diversità neurologica. Quando creiamo un mondo che valorizza i diversi modi di pensare, comunicare e percepire, beneficiamo tutti della ricchezza che questa diversità porta.